Segnali di esaurimento delle novità nella maniera consueta di vedere il mondo e la storia

Come abbiamo scritto diverse volte sul blog (che da oggi tornerà a chiamarsi "Civiltà Scomparse"), l'attuale linea spaziotemporale è prossima a una svolta di portata più che storica, probabilmente cosmica. Vi sono diversi indizi al riguardo, sul fatto che l'attuale linea spaziotemporale abbia raggiunto qualcosa che si potrebbe chiamare "saturazione delle novità" nel modo consueto di percepire la realtà e la storia.
Eccone una breve lista:

1) La massima estensione della civilizzazione metropolitana;

2) La fine della creazione di aziende storiche (pensiamo a quella dell'automobile, per esempio) messe in piedi dai "grandi capitani d'impresa". Il cosiddetto Capitale Primario investito nelle novità tecnologiche non esiste più, c'è ora, anzi, la tendenza a ridurre il parco aziende invece che metterne su di nuove;

3) La massima estensione – prevista nel breve periodo – delle reti di comunicazione;

4) L'ecosistema minacciato. Ma non dalle generiche "attività umane", bensì dall'attuale economia basata sul consumo ciclico, prodotta da aziende multinazionali con le quote associate alla finanza monetaria a debito. Una CRESCITA che è divenuta pura illusione psicopatica, ma continua a essere perseguita;

5) La scomparsa degli inventori e delle invenzioni "che fanno la storia" (forse per questioni di crescita esponenziale vorticosa degli inventori e delle invenzioni, ma non più inseribili in un discorso storico come si faceva prima);

6) L'IPERCODIFICA di personaggi di finzione – da Don Chisciotte a Sherlock Holmes, a Superman, ecc – inventati in una linea temporale ancora produttrice di novità riconoscibili, e la maggiore IPOCODIFICA mano a mano che l'invenzione di nuovi personaggi si avvicina ai nostri giorni. Guardiamo come i film americani negli ultimi dieci anni siano stati quasi costretti a riciclare in continuazione COSE GIA' VISTE E RIVISTE, nella sostanziale incapacità di reggere la globalizzazione dei mercati anche nel cinema con personaggi ormai non più ipercodificabili ulteriormente, per secolarizzazione e assuefazione del pubblico. Ciò riguarda persino le automobili, pensiamo al grande impatto immaginifico del vecchio Maggiolone Volkswagen, e alla sostanziale NULLITA' DI IMMAGINARIO della "New Beetle" Volkswagen. In questo caso, il Maggiolone sta ai The Beatles come la "New Beetle" sta agli Oasis. E questo ci conduce al punto 6;

maggiolonebeatles
new beetle 1999oasis_brit pop

7) La fine delle novità in campo musicale non-accademico/classico e non-jazz puro, con una micidiale ripetizione dell'offerta, soprattutto per quanto riguarda la musica leggera, pop, rock, e anche disco dance. Avril Lavigne, Shakira, il caso di Britney Spears (la cantante che non sa cantare ma che grazie alla tecnologia prima e alla pubblicità poi diventa una star internazionale, per poi quasi scomparire), e si arriva ai cantanti storici di casa nostra – quelli residui – invecchiati, ultrasecolarizzati e non più rinnovabili, mentre quelli giovani non fanno che ripetersi e decadere. Iniziano le loro carriere che sono praticamente già risaputi. Un panorama degno dell'albo "La zona del crepuscolo" di Dylan Dog! Persino il musicista neo-classico Giovanni Allevi si potrebbe considerare un sintomo di questa attuale condizione di "non novità" dello spettacolo mainstream, così come la recente riunificazione dei Take That, un evento che sa di canto del cigno, di "siamo alla frutta", e lo si vede lontano un miglio;

8) La totale stabilizzazione dei NOMI ma soprattutto dei COGNOMI. Un fenomeno che, in particolare nel caso dei cognomi, era già presente nel secolo scorso, segnale anche questo di uno stallo, che può precedere un crollo, una riconversione cosmica;

9) La marmorea stabilità geografica delle nazioni occidentali, in particolare europee e, anche qui, l'ipercodifica-secolarizzazione totale e irreversibile di gran parte della loro cultura, miti storico/nazionali/artistici, istituzioni, ormai inamovibili.

Tutto ciò che abbiamo esposto è inoltre collegato all'esaurirsi dell'approvigionamento di petrolio a buon mercato, alla crisi totale del lavoro concepito tradizionalmente (che si accompagna a quella del sistema economico-monetario) e nel fatto che NON SI VEDE UN FUTURO perchè si prosegue a mantenere uno stato di cose basato su ciò che si potrebbe chiamare "competitività materialistica". Questo tipo di assetto è sempre più volto alla conservazione dello status quo piuttosto che alla generazione di novità e progresso, come poteva essere per esempio negli anni sessanta del XX secolo.
Nell'attuale linea temporale tutto è diventato conservazione, reazione e mancanza di novità e progresso. Basta guardare il design delle automobili di oggi, che ricicla clichè piuttosto che inventare nuove linee ma – appunto – ciò comunque non si può più fare senza riciclare, nemmeno volendolo.
Certo, si potrebbe dire: "Il nuovo, in questo caso, sarebbe un nuovo tipo di carburante per la propulsione, non le attuali sostanze fossili non rinnovabili e costose". Il punto è che un energia pulita a bassissimo costo (se non nullo) sarebbe già implementabile – come esiste una quantità di invenzioni registrate non ancora rilasciate – ma ciò significherebbe far entrare tutta l'umanità IN UN ALTRO MONDO, probabilmente senza denaro, un fragoroso voltare pagina che ci porterebbe in una dimensione non confrontabile con l'attuale "gestione dell'esistente", con il consueto status quo (come si diceva prima) in cui stiamo tuttora galleggiando, pieni zeppi di abitudine globalizzata, drogata di aziendalese – o globish – la lingua dei non luoghi internazionali, la lingua degli aereoporti, la lingua dell'abitudine sclerotizzata spinta all'inverosimile e mascherata da libertà.

Quindi, di fronte a manifesti che mostrano idee pubblicitarie insulse e rimasticate le quali pubblicizzano conti correnti vantaggiosi, con quei volti accattivanti che in fondo non accattivano più nessuno, di fronte all'esaurimento totale e irreversibile di idee che le espressioni della creatività umana attraversano nell'attuale linea temporale, ci viene in mente il crollo del PCUS vent'anni fa. Seguendo un certo filo, comprendente un libro come "No Logo" di Naomi Klein

no logo

che ha anticipato certe tendenze tuttora in atto, immaginiamo che in un futuro più o meno prossimo (tenendo presente la ciclicità degli avvenimenti storici), vi saranno 100, 1000, 10.000 PCUS che si dissolveranno: ovvero le società, le aziende, le multinazionali basate sulla percezione competitiva, monetarista e consumistica della realtà. Come è stato, del resto, in qualche maniera profetizzato da un film come "Il pianeta verde" di Coline Serrau una quindicina di anni fa.


Aggiunta off topic: L'avvenimento dell'11 marzo che ha traumatizzato il Giappone e il mondo intero sembra essere simbolicamente legato a Chernobil (25 anni fa esatti) e a Hiroshima (66 anni fa), e dà un po' l'idea di un RIASSUNTO, come era stato la Guerra del Kosovo nel 1999, quando sembrava essersi rimescolata l'atmosfera di tutte le guerre del XX secolo che allora stava finendo.
Inoltre, l'attuale azione militare contro la Libia sembra quasi rispecchiare quella di esattamente (di nuovo) 25 anni fa, la quale era quasi in contemporanea con il disastro della centrale nucleare dell'URSS.
Nel 2006 avevamo notato come la vittoria della nazionale italiana ai mondiali di calcio e la guerra contro il Libano nella stessa estate erano quasi un doppione di ciò che succedeva 24 anni prima, nel 1982!

 

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Un commento su “Segnali di esaurimento delle novità nella maniera consueta di vedere il mondo e la storia

  1. Analisi da concordare in linea di massima, perchè mette al centro, ciò che i potenti non vogliono dire…ed altro ancora. Saluti da Sar.

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